Capo Verde, Tarrafal
il ritorno.
Squilla il telefono: “Ciao Maurizio, sono Bruno (caro amico
italiano che vive da 10 anni a Capo Verde ed è appassionato di pesca), domani
torno a casa mia a Tarrafal, (il centro abitato più importante dell’isola di
Sao Nicolau), ti andrebbe di accompagnarmi nel viaggio cosi poi ti fermi una
decina di giorni da me?” Dico subito di si!Sono già
stato suo ospite a gennaio 2010 quando per la prima volta abbiamo ammirato le
bellezze di Capo Verde, memorabile e indimenticabile quella vacanza di pesca,
anche con la perdita del famigerato Marlin a soli due metri dalla lancia e poi
mi alletta la fuga dal freddo di Milano, il giorno prima aveva già nevicato in
pianura. Cosi all’indomani, venerdì, ci troviamo alla
Malpensa.Il nostro aereo, che fa scalo a Lisbona però
partirà con 4 ore di ritardo, hanno interdetto lo spazio aereo sulla città quel
giorno, per motivi di sicurezza a causa del G20, dopo 36 ore di viaggio con tre
scali siamo arrivati sabato alle 19:00 ore locali alla meravigliosa e
accogliente casa di Bruno cena in veranda gustando le prime aragoste preparate
da Regina, si respirava finalmente aria pulita, una brezza marina invadeva la
veranda dando un segno di pace e di tranquillità la casa di Bruno dista circa 30 metri dalla risacca
dell’onda sulla spiaggia nera. Domenica mattina sveglia di buona
ora per riparare il motore della lancia di Bruno, a Tarrafal non
esistono centri di assistenza o meccanici per motori, esiste solo il fai da te,
senza il suo funzionamento si rischiava
di compromettere le nostre uscite in barca, abbiamo portato tutto il necessario
dall’Italia, maschi e filiere per filettare i fori spanati olio per motore ecc.ecc., smontato tutta la
pilotina dei comandi con relativo volano
del timone, revisionato il motore, alla
sera tra fatiche imprecazioni macchie di
grasso sino ai gomiti, esattamente come nella pubblicità dell’amaro Montenegro
il ruggito del motore ci fa capire che l’operazione era perfettamente riuscita,
messa la lancia in acqua tutto funzionava correttamente, le batterie
ricaricavano, era pronta. Lunedì mattina eravamo entusiasti, dopo 10 mesi di aspettative eravamo pronti ad armare le nostre canne con
i rapala come esca: quello con la testa rossa verso il mare aperto, quello
verde con le striature tipo sgombro, verso la costa, usiamo dei terminale in
acciaio e canne da 30/50 lb: era la combinazione usata con successo anche a
gennaio a parte la giornata del Marlin abbiamo usato canne da 100/ 120 lb. Il nostro marinaio Hestrella visto le
buone condizioni del mare ci consiglia di andare verso la secca di
Canalinho: usciti dal porto, viriamo a
sinistra verso la punta dell’isola dove
a gennaio abbiamo agganciato il nostro Marlin…2 ore di attesa senza
catture…verso le 11,00 il primo strike!
Parte la canna, la lenza esce velocemente e con prepotenza dal mulinello, un
suono, una sinfonia, una melodia che ti porta l’adrenalina “a mille”. Prendo la
canna ed inizia il combattimento: il pesce tende con forza la lenza e con più
sfuriate si riprende quanto sino a quel momento ho recuperato col mulinello
tira forte dopo 10 minuti il primo pesce è in barca: un wahoo da 17 kg, dopo 15 minuti anche la seconda canna entra in azione:
combattimento fotocopia del primo ed
anche il fratello, un wahoo da 15
kg è a bordo, galvanizzato dalle due catture viriamo al
traverso della punta , il suono inequivocabile del mulinello ci segnala che il
rapala “testa” rossa ha colpito ancora: è il
3 strike, la prepotenza con la quale il pesce si “prende” la lenza
indica da subito che la taglia del pesce è maggiore dei precedenti: metto
quindi la cintura da combattimento. Effettivamente “tira “più dei
precedenti e punta decisamente in profondità, allento
un po’ la frizione ed inizio il
combattimento: pompate e recuperi e altrettante sfuriate e testate del pesce
che si riprende la lenza, il pesce si dimostra estremamente combattivo e devo
impegnarmi a fondo. Già provato dalle precedenti catture ho il braccio
dolorante, tutti i muscoli sono induriti e il braccio è gonfio, mi sembra di
sentire il sangue che pulsa nelle vene ma la mia caparbietà mi premia, il pesce
è a galla ad un centinaio di metri al traverso dalla barca ed è ancora un
wahoo. Anche il pesce è ormai sfinito ed espone resistenza solo con la propria
massa. Ormai è molto vicino alla barca, è molto bello e di dimensioni
decisamente maggiori dei precedenti. Decise testate e forti colpi di coda sono
l’ultimo tentativo del pesce per guadagnare la libertà, è bellissimo
mentre noi abbiamo esaurito le ultime energie, il nostro marinaio Hestrella non perde tempo,
prende il lungo raffio e come al solito non sbaglia il colpo, bravo marinaio, pesiamo in porto il “Signor wahoo” l’ago
della bilancia segna 25 kg:
era il mio 4 Wahoo in carriera,
il primo risaliva a gennaio. Sulla via del ritorno in prossimità del porto il quarto
wahoo si lasciava attirare dal nostro rapala testa rossa che batte il verde 3 a 1, sosta per il solito
rilassante bolentino e una volta riempito il cestino, si fa ritorno in porto.
Altre quattro giornate di pesca magnifiche, in pratica delle fotocopie come la
prima da ritenersi soddisfatti e fortunati. Ultima uscita, la sesta, rapida
occhiata al mare e al vento che ci consigliano di andare verso destra trainando
sotto costa in protezione dell’isola.10 minuti dopo, appena sistemate le canne
con la solita sequenza partono in simultanea, io sono il primo a salpare il
pesce, è una magnifica e coloratissima lampuga, subito mi segue Luciano (amico
di Verona) con il suo esemplare: un’altra lampuga, la sua gemella di 10 kg era in barca, tutto questo si è potuto
verificare grazie alla bravura del nostro marinaio sia nel governare la lancia
che a raffiare al primo colpo i due esemplari in rapida secessione, di solito
se ne perde uno, chiaramente portate poi
al porto abbiamo avuto i complimenti dei pescatori locali, (erano giorni che
cercavano il branco delle lampughe, noi c’eravamo passati proprio sopra, la
solita “fortuna o fattore C ” del tattico Maurizio. Fatte le foto di rito si
riprende a pescare e altri due wahoo incappano ignari nella nostra trappola.
L’ultimo, il 19° strike mi ha fatto andare l’adrenalina alle stelle, la
frizione parte e porta con se ancora tanta lenza, i secondi passano lenti e il
filo continua ad uscire, mi decido e inizio il recupero con pompate e giri di
manovella, dopo 15 minuti il pesce è ancora distante dalla lancia e sotto nel
blu scuro, gli andiamo incontro nel tentativo di recuperare più lenza, ma dopo
una breve pausa riprende a correre ed è sempre in profondità, finalmente siamo
proprio sulla sua verticale ma lui non si vede controllo il filo in bobina è a
circa 20 metri
sotto, penso che sia finalmente un grosso tonno, già pregustavo per sera un
favoloso carpaccio preparato da mani esperte locali, pian piano pompando gli
facevo guadagnare la superficie, eccolo finalmente! Che delusione… era un
modesto wahoo di 13 kg.
con le ancorette del rapala conficcate nel dorso, ed era l’ultimo non dei”
mohicani” naturalmente. Luciano a bolentino con un pezzo di cavalla ha allamato
e portato in barca una leccia da 17
kg. Sei indimenticabili giornate di mare, pesca,
profumi, colori e la cucina con i suoi sapori da gustare la “Cachupa” e “Canja
de Galinha”, e la famosa zuppa di pesce “Caldo de Peixe “.
Morale, siamo usciti 6 mattine a
pesca risultato: 17 Wahoo che pesavano tra i 13 e i 25 kg. e due lampughe dai
colori stupendi sui 10
kg per un totale circa di 296 kg. a traina, più il divertente bolentino,
il tutto venduto al porto. Il ricavato rigorosamente donato al nostro bravo
marinaio, il mio morale era alle stelle e il
braccio dal dolore le vedeva anche, ma vi
garantisco che è stata una vacanza stupenda.
Nel tardo pomeriggio
potevo prendere con serenità il primo aereo che dopo 19 ore con tre scambi
di vettore mi riportava da 28° a - 4°
nella fredda e bianca Milano.
Una cosa mi ha colpito in
particolare, dei 19 strike avuti 15 trainavamo contro sole: un caso o è la
regola?, come orario tra le 11,00 e le 13,00 visto che abbiamo preso 17 wahoo il loro
comportamento ed attacco al rapalà
è stato costante tutte abboccate
singole, solo le due lampughe sono partite in coppia, passati forse su un
branco, bravo naturalmente col raffio il marinaio, nel dare modo a noi di
portare le nostre prede in barca 19 su
19 impressionante la sua velocità, precisione e simultaneità nel rafffiare
le due lampughe. Abbiamo sempre usato
terminali in acciaio e
canne da 30/50 lb che danno lustro e divertimento a noi pescatori
rapportate al peso delle nostre prede, a
bolentino pescavamo con montatura a due ami, pezzi di cavalla come esca, era un
divertimento unico nonostante la forte corrente insidiavamo le nostre
prede con 150 grammi di piombo che faceva fatica a
affondare, cernie rosse, pesci balestra, pesci pappagallo, bonito, saraghi,
ombrine, carangidi, con la loro voracità finivamo presto le esche, il nostro
marinaio ce ne forniva altre prese al momento, catturando a pelo d‘acqua i
pesci volanti con del semplice filo a mano, con un piccolo amo innescando un pezzo
di pelle di wahoo, era un vero spettacolo a guardarlo. Al ritorno eravamo
stanchi ma
soddisfatti delle belle e generose
mattinate di pesca pronti a gustare la cucina di Regina.
Un doveroso grazie Bruno per
l’ospitalità .
Arrivederci Tarrafal .
Tarrafal isola di Sao Nicolau novembre 2010
Maurizio Frontini