Il Tino - Mattidapescare

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Luoghi di pesca
ISOLA DEL TINO

L’isola del Tino può essere considerata, fra le tre isole del Golfo, come quella "intermedia", sia come dimensioni, sia come posizione.
A Nord infatti troviamo l’isola Palmaria, la più estesa, mentre invece a Sud vi è l’isolotto del Tinetto, di dimensioni più ridotte. Entrambe le isole citate distano dal Tino solo alcune decine di metri.
La superficie dell'isola è di 127.000 m2 ed il suo perimetro di quasi 2 km.
San Venerio, nato nell'isola della Palmaria, patrono del Golfo della Spezia, visse in eremitaggio sull’isola sino alla sua morte, nel 630. Sulla costa settentrionale dell’isola del Tino si incontrano i resti di un monastero, edificato presumibilmente nell'XI secolo sulle basi di un antico santuario, costruito a sua volta nel VII secolo nel luogo dove morì il santo. Sulla sommità dell’isola, invece, è presente un faro.
La superficie dell’isola del Tino è interamente costituita da zona militare. Per tali ragioni sino a poco tempo fa era possibile visitare l’isola solo in due occasioni all'anno: il 13 settembre in occasione della festa di San Venerio e la domenica successiva.

Conseguenza ovvia del fatto che l'isola sia territorio militare è il divieto di attracco di ogni mezzo natante non autorizzato e la navigazione entro una fascia di sicurezza.
LA PESCA AL TINO

Purtroppo per noi pescatori, ma è un bene per la natura e le specie ittiche che popolano questo tratto di mare, l'Isola del Tino è stata inserita nel Parco naturale di Portovenere (vedi mappa pagina informazioni), quindi l'attività della pesca è regolamentata dall'Ente Parco.
L'isola del Tino è altresì considerata zona militare, quindi non è accessibile.
Dalla barca si possono insidiare quasi tutte le specie ittiche dei nostri mari, e si possono usare tutte le tecniche.
Pagelli, occhiate, saraghi, manfroni e ricciole sono le prede più ricercate.
Un cenno particolare va fatto alla pesca a traina, che è consentita all'interno del Parco.
La specie più ricercata nei mesi autunnali è la ricciola. Trinando aguglie e sugarelli ad una velocità di 2 nodi e mezzo si possono effettuare carnieri interessanti, e, con un po' di fortuna, non è rara anche qualche grossa ricciola.

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